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Federico Zecchin: ‘Un album d’autore e musica jazz perché è quello che amo fare’

Federico Zecchin non è certo un musicista alle prime armi, ma se il nome non richiama subito l’attenzione, non c’è da stupirsene. L’artista padovano si divide tra i suoi progetti discografici, di produzione ed editoriali e vita privata, riuscendo a mantenere un rapporto di distanza dal jet set musicale.

Nel 1994 ha creato l’Edizione Ninfee per la quale ha pubblicato il cofanetto “Dal magico mondo” a cura del poeta Luigi Lamannis, contenente un libro e un cd con poesie interpretare da Giorgio Albertazzi e musicate dallo stesso Zecchin.
“Il progetto è partito dall’incontro con Lamannis”, ha spiegato Federico a Rockol, “ho creato l’Edizione Ninfee e ho cominciato a fare dei libri di qualità su argomenti un po’ raffinati, un po’ pesantini, diciamo. E’ stata una bellissima esperienza, soprattutto per la tournée teatrale che ne è seguita con Albertazzi e Rossana Casale”.
Quest’anno Zecchin ha pubblicato il suo primo album “Sotto gli occhi del mondo”, dodici canzoni d’autore più una cover di Lou Reed ("The last american whale") arrangiate in chiave jazz-fusion con una grande attenzione ai testi e alle melodie: “Come musicista ho sempre avuto la passione per il jazz e tutto ciò che lo circonda. Quando ero ragazzo ascoltavo anche molto il cantautorato di quegli anni, mi piacevano Claudio Lolli, Fabrizio De André, Ivano Fossati, ma ascoltando jazz avevo un po’ approccio diverso alla musica commerciale”.

“E’ grazie all’esperienza teatrale che mi è venuto in mente di realizzare un disco come ‘Sotto gli occhi del mondo’. Certi passaggi possono essere un po’ complicati da cogliere per chi non è un musicista, ma in realtà è proprio l’aspetto che mi diverte quando suono sul palco con i musicisti che mi accompagnano”.
Il risultato è un disco denso, ricco di arrangiamenti e con dei testi spesso impegnati: “E’ come se la società del giorno d’oggi si sia creata degli anticorpi rispetto a ciò che accade. Si vedono i telegiornali, si ascoltano notizie stravolgenti, ma poi non se ne sente più parlare e la gente se ne dimentica, andando avanti a fare finta di nulla. I testi delle mie canzoni, anche se alcuni sono stati scritti tempo fa, vogliono un po’ portare l’ascoltatore alla concentrazione, a filtrare certi avvenimenti e ad informarsi, a farsi un’idea propria di ciò che ci succede attorno. ‘Anpalagan’ per esempio è ispirato al libro di Giovanni Maria Belli, ‘I fantasmi di Portopalo’, in cui l’autore racconta di un barcone con centinaia di persone stipate come acciughe che si è rovesciato in mare e non si è quasi saputo più nulla. Anche “Idama mahkum”, che significa pena di morte, affronta un argomento toccante. E’ l’idea che mi sono fatto io delle città cuscinetto in cui sono un po’ tutti fratelli, della stessa razza e parlo anche di Abdullah Ocalan – leader del gruppo indipendentista curdo. Ci sono anche canzoni d’amore, come ‘Dove mi vuoi’, ‘Limpida’, o ‘Ti voglio ancora’, che è la storia d’amore della mai vita; altri sono brani che affrontano lo sport come ‘Cuore nel pallone’, un inno a far vincere chi è il migliore e chi se lo merita andando oltre alla fede calcistica, oppure ‘Pirata’, una canzone molto sentita e che ho dedicato a Marco Pantani che ho avuto occasione di conoscere. ‘Ninna’invece è un brano molto vecchio dedicato ad un amore che si pensa per tutta la vita e poi invece svanisce di punto in bianco”.

Zecchin, soddisfatto del suo lavoro, si augura di poter portare la sua musica dal vivo il più possibile: “Per me la musica è una passione, non mi interessa fare prodotti commerciali per il gusto di vendere. So benissimo che con il genere che ho scelto non si ha molta fortuna, ma mi piace fare questo ed è la musica che ho scelto di suonare”.

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